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31 Ottobre 2023

Sbloccare conto corrente pignorato: ecco quando e come è possibile

Dal momento in cui un conto corrente viene pignorato, non è più possibile disporre liberamente delle somme in esso presenti. Seppur con tutta una serie di limiti e procedure, avere il conto bloccato è una bella gatta da pelare.

Esistono però delle possibilità per sbloccare un conto corrente pignorato. Ecco quali sono.

Sbloccare conto corrente pignorato: quando, cosa e come si può fare

La procedura di pignoramento di un conto segue un iter abbastanza articolato che varia a seconda del fatto che il creditore sia un privato (per esempio una banca, fornitore, privato cittadino) o se a richiederlo è l'Agenzia delle Entrate-Riscossione ossia la ex Equitalia. Nel primo caso infatti sarà il giudice designato a notificare l'atto di precetto dando disposizione alla banca di procedere con il blocco del conto.

Nel secondo caso invece, trattandosi di debiti fiscali accertati dall'Agenzia delle Entrate tramite cartella esattoriale, non è necessario rivolgersi al giudice.

Una volta che il conto viene pignorato dall'ufficiale giudiziario, col conseguente blocco da parte della banca presso la quale risulta aperto, lo sblocco può avvenire solamente su richiesta del creditore oppure su disposizione del giudice.

Allora cosa fare per sbloccare un conto pignorato? La buon notizia è che, in entrambi i casi esistono delle soluzioni. Vediamo quindi come sbloccare un conto corrente pignorato a seconda dei casi sopracitati.

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Conto corrente bloccato dal tribunale: cosa fare

La procedura di pignoramento di un conto corrente per conto terzi da parte di un privato presuppone che il creditore sia in possesso di un atto esecutivo emanato dal giudice e il blocco del conto avviene quindi per decisione del tribunale.

Cosa si può fare allora quanto il conto bloccato per pignoramento è frutto di una decisione del tribunale?

Si ribadisce che lo sblocco del conto corrente pignorato può avvenire solo qualora il creditore o il giudice decidono di interrompere il pignoramento stesso. Se la decisione di interrompere la procedura di pignoramento viene dal creditore, è necessario che quest'ultimo depositi in tribunale una rinuncia scritta. Nel secondo caso invece è necessario che il debitore attivi una causa di opposizione.

Come vedremo più nel dettaglio, lo sblocco del conto pignorato nei due casi sopracitati è possibile anche se non semplicissimo.

Sblocco conto pignorato su richiesta del creditore

L'obbiettivo del creditore è, va da sé, quello di vedersi risarcita la somma debitoria. In quali casi quindi il creditore dovrebbe rinunciare al pignoramento già deciso dal giudice? In questo senso esistono due possibilità:

  • che il creditore “patteggi” decidendo di ricevere una somma minore rispetto al debito al fine di evitare le lungaggini che la procedura di pignoramento comporta (per esempio tramite il saldo e straccio)

  • che il creditore rinunci perché sono state commesse delle irregolarità nel corso dell'iter procedurale che porta all'emanazione dell'atto di pignoramento.

É molto difficile però che il creditore decida di accettare una somma minore rispetto al dovuto nel momento in cui ha la certezza che la somma dovuta verrà interamente coperta in virtù di una decisione già presa dal giudice e non ha necessità di riavere subito i suoi soldi.

Un altro caso in cui è possibile raggiungere un accordo tra debitore e creditore è quello relativo alla cumulativa transazione.

Esempio pratico: sono un dipendente che è stato licenziato senza giusta causa e ottengo la riassunzione e il risarcimento del danno ma il datore di lavoro non mi ha paga quanto dovuto. Chiedo quindi il pignoramento del conto per le somme a me spettanti. Però, il mio datore di lavoro ha le prove che dimostrano delle mie inadempienze lavorative in relazione alle quali mi può chiedere i danni. A questo punto giungiamo ad un accordo per il quale il mio datore mi risarcisce tramite un pagamento forfettario rinunciando a denunciarmi a sua volta.

Ad ogni modo, a prescindere dalle specifiche motivazioni, il creditore deve sempre depositare la rinuncia scritta in tribunale.

Malgrado siano molti i debitori alla ricerca di soluzioni "alternative" per difendersi da un'espropriazione forzata, come per esempio quella di svuotare il conto corrente prima del pignoramento, la soluzione ideale è sempre quella di cercare una mediazione col creditore. 

Sblocco del conto corrente tramite causa di opposizione del debitore: quando si può fare

Un'altra possibilità per sbloccare il conto pignorato è quella di opporsi all'esecuzione. In questo caso è il debitore stesso a diventare parte attiva nella richiesta di interruzione del pignoramento.

Il debitore può opporsi per due principali motivi:

  • opposizione all'esecuzione, che va a contestare e mettere in discussione la sussistenza stessa del diritto del creditore ad essere risarcito. Si può verificare per esempio nel caso in cui si tratti di somme impignorabili o perché il debito è già stato risarcito. Oppure ancora nel caso in cui vi sia stato un errato conteggio degli importi dovuti. Non sono previsti termini di scadenza per opporsi ad eccezione del caso in cui il giudice abbia già assegnato le somme al creditore;
  • opposizione agli atti esecutivi, che attiene invece errori e vizi di forma procedurale. Ne sono un esempio notifiche non consegnate, atto di pignoramento che non contiene la procura, errori procedurali e via di seguito. Questo tipo di opposizione può essere effettuata entro massimo 20 giorni.

L'opposizione prevede lo svolgimento di un regolare processo e il debitore sarà chiamato a dimostrare di aver ragione. Prima dell'inizio del processo, il giudice può decidere di sospendere il pignoramento ma le somme presenti sul conto rimangono comunque bloccate (benché non assegnate al creditore) e il debitore non ne potrà comunque disporre liberamente. Lo sblocco del conto pignorato avverrà quindi solamente a processo concluso qualora vi sia una sentenza di accoglimento del ricorso.


Quando il debitore ha motivi concreti per impugnare la procedura esecutiva, il creditore potrebbe decidere di rinunciare al procedimento di pignoramento barattando l'impugnazione da parte dal debitore a fronte di una proposta transattiva.

Nei casi in cui sia abbastanza verosimile che il debitore vedrà accolta la sua opposizione, è possibile che, ancor prima dell'inizio del processo, il creditore rinunci al pignoramento stesso per non dover pagare anche le spese processuali che sarebbero a suo carico.

Oppure, soprattutto nel caso di opposizione agli atti, è possibile che il creditore rinunci al pignoramento a seguito di un accordo tra le parti.

Sblocco conto corrente pignorato dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione

Come anticipato il pignoramento del conto corrente può avvenire anche su richiesta dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione, ossia la ex Equitalia. In questo caso non è necessario ricorrere al giudice in quanto la cartella esattoriale rappresenta già di per sé un atto esecutivo.

In questo caso risulta molto più semplice e agevole sbloccare il conto corrente pignorato. Il debitore può infatti richiedere la rateizzazione del debito. Tale richiesta deve essere effettuata entro 60 giorni dalla notifica dell'atto di pignoramento. Scaduto tale termine le somme pignorate vengono direttamente accreditate dalla banca all'esattore senza che sia necessaria l'udienza di assegnazione.

Tramite la rateizzazione la procedura di pignoramento viene immediatamente interrotta a seguito dell'autorizzazione dell'esattore che non può mai essere negata per debiti fiscali inferiori ai 60.000 euro e un numero di rate non superiore a 72.

Il conto pignorato viene così sbloccato dopo il pagamento della prima rata.

L'altra via è invece quella di saldare il debito nella sua interezza entro due mesi dalla ricezione delle cartella. Il conto viene poi sbloccato al saldo del debito totale.

Conversione del pignoramento

Infine, esiste un'altra possibilità per sbloccare il conto corrente e si tratta delle conversione del pignoramento.

Attraverso la conversione del pignoramento il debitore chiede al giudice – tramite un'istanza specifica – di "liberare il conto" con la messa a disposizione di una somma destinata a ricoprire interamente il debito nonché le spese processuali e gli interessi.
Tale somma può essere anche rateizzata e deve confluire in un apposito libretto in mano alla cancelleria del giudice dell'esecuzione.
In parole semplici, il pignoramento passa dal conto al libretto. Le somme saranno poi girate al creditore al termine del pagamento dell'ultima rata. Il conto, in caso di rateizzazione, viene però sbloccato solamente a seguito del pagamento del debito totale.

In ultimo, la domanda di conversione del pignoramento va effettuata e presentata al giudice prima che quest'ultimo si sia già pronunciato per l'assegnazione della somma pignorata.

Tempi per sblocco conto corrente pignorato: quali sono

Dopo aver visto quali sono le possibilità e le opzioni in caso di conto bloccato per pignoramento la domanda è: quanto tempo ci vuole per sbloccare un conto pignorato?

La risposta a questa domanda non è né semplice né univoca. In generale possiamo dire che i tempi di sblocco di un conto non sono brevissimi ma variano molto a seconda della causa del pignoramento e della risoluzione della stessa.

Lo sblocco di un conto pignorato dall'Agenzia delle Entrate abbiamo visto essere abbastanza agevole se si decide di rateizzare il debito. Al pagamento infatti della prima rata le ganasce sul conto vengono tolte e lo si può ricominciare ad utilizzare normalmente.

In caso invece di accordi tra debitore e creditore e se il pignoramento non è ancora stato depositato in tribunale, occorre attendere 30 giorni dalla consegna in tribunale da parte del creditore della comunicazione che non si intende procedere.

In generale poi, il pignoramento del conto non è più valido se trascorrono 45 giorni senza che sia stata chiesta l'assegnazione dei beni (mobili e immobili) pignorabili.

Molto banalmente, il conto pignorato viene sbloccato nel momento in cui si salda il debito. Ciò implica tempistiche e durata del blocco molto variabili a seconda, appunto, del tempo necessario per saldare il debito stesso. Possono quindi essere necessari solo alcuni giorni oppure addirittura anche mesi.

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Autore dell’articolo

Alfredo De Cristofaro Autore
Alfredo de Cristofaro
Founder
Laureato in Economia e Finanza, dopo aver lavorato a lungo presso uno dei principali intermediari finanziari in Europa, ha deciso di mettere a disposizione dei risparmiatori le conoscenze maturate nel corso degli anni. Su QualeBanca.com si occupa di recensire banche e conti, assicurandosi che vengano garantiti i più alti standard di sicurezza e trasparenza.

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